LORENZ LO6K39

un superbo ricevitore TRF a reazione

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    Buongiorno a tutti,
    come richiesto da alcuni vorrei presentare qui il ricevitore Lo6K39 prodotto dalla Lorenz alla fine degli anni '30 e del quale possiedo un esemplare. Divideró la presentazione in almeno due parti perché ho poco tempo per scrivere di radio ed anche per non stancare troppo. Spero che questa sia la sezione giusta del forum.
    Premetto che non sono un grande tecnico, ma solo un radioamatore dedito alla ricezione del codice Morse, quindi potrei scrivere anche qualche stupidaggine commentando il circuito; spero mi scuserete e mi correggerete.
    Tonino tu hai giá il mio pdf quindi tante cose ti saranno note, ma adesso cercheró comunque di aggiungere maggiori informazioni.

    IL RICEVITORE LORENZ Lo6K39



    FRONTE_1

    Questo ricevitore, specificatamente progettato per la ricezione della telegrafia, era utilizzato dalla Kriegsmarine sia a bordo di navi e sommergibili sia presso stazioni terrestri. Copre lo spettro da 1.5 a 25 MHz in otto gamme selezionabili tramite un tamburo rotante montato in posizione verticale al centro dell’apparecchio e che alloggia al suo interno i 48 circuiti accordati necessari (sei per ogni banda). Questo tamburo, assieme ai relativi ingranaggi e schermi, pesa circa 15 kg mentre il ricevitore ne pesa 45 ed arriva ad un totale di oltre 60 kg con l’apposita cassa in legno blindato che lo contiene. Ecco una foto del tamburo tratta dal web.

    jpg



    E’ un ricevitore con tre stadi ad amplificazione diretta (il primo dei quali è preceduto da tre circuiti accordati), seguiti da un rivelatore a reazione e dal finale BF. I primi esemplari, la cui fornitura venne commissionata a fine ’37, furono consegnati nel ’39. Perché la Kriegsmarine adottò un ricevitore ad amplificazione diretta e non una supereterodina? In rete si trovano alcuni tentativi di spiegazione fra i quali ne viene spesso citato uno che fa riferimento al fatto che un ricevitore a conversione, a causa del segnale di oscillatore locale, è più facile da intercettare da parte dei radiogoniometri nemici. Da altre parti si fa cenno alla vicinanza di antenne di ricezione e trasmissione con trasmettitori in funzione su frequenze diverse in contemporanea con i ricevitori che ne risultavano quindi fortemente disturbati (generazione di prodotti di intermodulazione nello stadio mescolatore). In realtà i sacri testi (Ben Beauchamp The History of telegraphy che, a sua volta, fa riferimento a Fritz Trenkle Die Deutschen Funknachrichtenanlagen bis 1945) raccontano una cosa un poco diversa ossia le prime supereterodine avevano dimostrato un funzionamento non ottimale durante le azioni belliche per l’incapacità di rimanere correttamente sintonizzate. La scelta cadde quindi sul ricevitore TRF Lorenz EO3750 che è universalmente noto con la nomenclatura assegnatagli dalla Kriegsmarine ossia Lo (Lorenz, il costruttore), 6 (numero di circuiti accordati), K (gamma di funzionamento, K sta per onde corte, ma esiste anche la versione L per onde lunghe sebbene meno diffusa) e infine 39 che è l’anno di entrata in servizio. Da notare comunque che alla fine dello stesso anno la Kriegsmarine inziò ad adottare ricevitori supereterodina come il raro T9K39 della Telefunken (con condensatore variabile a ben 7 sezioni!) che possiamo considerare precursore dell’E52 (sempre TFK), probabilmente il miglior ricevitore in uso durante la seconda guerra mondiale.
    L’esemplare in mio possesso è il numero 65764 del ’39 appunto. Il criterio utilizzato per la numerazione degli apparati militari tedeschi della seconda guerra mondiale non è mai stato chiarito ed è tuttora oggetto di studio, ma è assai verosimile che questo apparato sia il numero 764 della produzione del 1939. L’apparecchio, in disuso da parecchi lustri, si presenta in discrete condizioni e completo di tutte le parti essenziali (mancano purtroppo i due connettori per l’ingresso RF). La cassa ed il pannello frontale sono stati riverniciati da qualche precedente proprietario, forse tale L.W. che dentro ha voluto lasciare le sue iniziali, assieme alla data 1.1.1950, scrivendole con pennellino e vernice nera.
    Si procede all’ispezione interna facendo uscire l’apparecchio dalla cassa e togliendo tutti gli schermi (in alluminio con foglio di rame applicato sulla parte rivolta verso i cablaggi). Si nota la manomissione dell’alimentatore che presenta una parte della filatura non originale e mal sostituita per una probabile sfiammata di cui rimangono ampie tracce. Si procede allo smontaggio dello stesso dal resto dell’apparato e si lubrificano tutte le parti meccaniche in movimento visibili.
    Seguendo la normale procedura di riparazione si inizia dall’alimentatore, ecco la parte di schema che lo rappresenta.

    PS_LORENZ



    Come vedete fornisce due uscite per l’anodica: A1, stabilizzata a 150 V dal tubo STV150/20 che serve solo per alimentare la valvola rivelatrice a reazione e A2, 200 V, per tutte le altre valvole. L’uscita per i filamenti a 12.6 V è regolabile tramite un piccolo reostato in serie all’avvolgimento relativo mentre un altro è posto in parallelo per ridurre il ronzio. Nella parte inferiore della figura potete vedere inoltre la presenza di uno strumentino indicatore con tre ingressi e di un grande commutatore. Ecco una foto di come essi si presentano sul pannello frontale (foto tratta dal web).

    A_2



    In pratica durante il normale funzionamento lo strumentino non dà alcuna indicazione se però premiamo il pulsantino giallo posto sullo strumentino stesso la tensione di filamento raddrizzata dal ponte a diodi 133 è applicata allo strumento e la lancetta si sposta fino a ricadere nel settore giallo se la tensione è quella corretta di 12.6 V. Se invece si preme il pulsantino rosso attraverso la resistenza 132 allo strumento si applica la tensione anodica e la lancetta si sposta nel settore rosso della scala nel caso che il valore sia corretto. Ma la cosa più interessante è l’uso del commutatore “Anodenstrom” (corrente anodica). Normalmente una molla mantiene la manopola nella posizione neutra all’estrema destra, ma se noi giriamo verso sinistra ci sono sei posizioni, una per valvola, in cui è possibile leggere la corrente anodica di ciascuna delle sei valvole contenute nella radio: il valore sarà corretto se ricade nel settore blu della scala. Bello, vero?
    Ma torniamo all’alimentatore rimaneggiato. Esso viene ripristinato come in origine rimpiazzando i cavi non originali con altri dell’epoca ed ovviando, con non poca difficoltà, ai falsi contatti presentati dall’interruttore di accensione e dai due portafusibili. Dalla foto dell’alimentatore aperto e separato dall’apparecchio potete notare alcuni dettagli interessanti non arguibili dallo schema.

    jpg



    Tutti i cavi in cui circola corrente alternata a tensione di rete o superiore sono schermati. L’ingranaggio che si intravede in basso a sinistra serve per l’azionamento dell’interruttore di accensione mentre in alto a destra potete vedere il selettore per il cambio tensione: a destra stanno i vari terminali del primario mentre sulla stessa piastrina di bachelite, ma a sinistra, stanno tre terminali del secondario che vanno commutati per ovviare all’invecchiamento del raddrizzatore al selenio (secondo il manuale d’uso dell’apparato si deve aumentare la tensione del secondario di una presa ogni 1000 ore di accensione). Per testarne il funzionamento si applicano alle diverse uscite dei resistori di valori opportuni per simulare i carichi, si veda la foto seguente (sono sul tavolo della cucina perché non ho un altro posto e i due tester in foto sono i miei unici strumenti, naturalmente ero solo in casa per non rischiare il divorzio…).

    tav


    Constatato il regolare funzionamento dell’alimentatore lo stesso viene rimontato all’interno del ricevitore.
    Per ora é tutto, spero di non avervi annoiato e vi rimando alla seconda puntata.

    Nicola

    Edited by YAD - 3/17/2021, 08:02 PM
     
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    Aspetto la seconda puntata
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    Bellissimo ricevitore ho sempre sperato di averne uno, ma purtroppo chi lo ha se lo tiene stretto.
     
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    Molto complicato, ma interessante. Sono ansioso di vedere i circuiti di reazione e rivelazione.
     
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    QUOTE (albel51 @ 3/16/2021, 01:56 PM) 
    Bellissimo ricevitore ho sempre sperato di averne uno, ma purtroppo chi lo ha se lo tiene stretto.

    Non é un apparecchio raro, a causa del suo peso non é molto amato dai collezionisti e in giro se ne trova qualcuno. Purtroppo negli ultimi anni i prezzi sono molto aumentati, ma basta aspettare. Quando lo cercavo io l'anno scorso in Italia ce n'erano due in vendita (uno vicino a te, nelle Marche), ma troppo cari rispetto al mercato centro-europeo e cosí ho aspettato un po' e l'ho comprato in Austria a meno della metá. Certo per me andare in Austria é comodo, se uno deve mettere in conto anche le spese di spedizione il costo totale lievita un po', ma la convenienza a comprare all'estero, almeno in questo caso specifico, rimaneva notevole.

    Edited by YAD - 3/17/2021, 09:09 AM
     
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    Grazie YAD dei preziosi consigli.
     
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    Veramente una presentazione interessantissima. Certo il settore militare è sempre estremamente avanti
    in ogni epoca. Ma quando il ricevitore a reazione "fischia" non emette radiofrequenza che va in antenna.
    Dovrebbe essere più intercettabile del supereterodina.
     
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    E' un bellissimo apparecchio, Yad.
    Se il ricevitore è nato per la telegrafia, il suo pregio principale deve essere la stabilità.
    Ai tempi non si poteva stabilizzare più di tanto un oscillatore locale di una supereterodina, quindi un TRF era una buona scelta.
    Non credo alla storia della intercettazione, i livelli di una supereterodina normalmente schermata non lo permettono.
    Certo una TRF con buone prestazioni è molto onerosa: prevede schermature pesanti tra gli stadi per evitare instabilità e una costruzione come quella che hai mostrato.

    Lo stadio rivelatore a reazione penso si avvalga di frequenze piuttosto basse e visto anche il grado di schermatura e la distanza dallo stadio d'ingresso non dovrebbe avere un segnale intercettabile. Poi vedremo com'è probabilmente la scelta è sempre dettata dalla vocazione alla telegrafia.

    Aspetto di vedere gli sviluppi di questa interessante discussione.
    Buon lavoro!
     
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    QUOTE (Tonino1952 @ 3/17/2021, 11:33 PM) 
    ... Ma quando il ricevitore a reazione "fischia" non emette radiofrequenza che va in antenna.
    Dovrebbe essere più intercettabile del supereterodina.

    Se mal regolato una stadio a reazione puó irradiare, ma ti assicuro che in questo apparecchio é difficile che succeda. La reazione viene infatti controllata variando la tensione di griglia schermo della valvola relativa col risultato che il controllo é molto dolce e assolutamente non critico. Inoltre, se é vero che si debba cambiare detta regolazione cambiando banda, é altrettanto vero che all'interno della stessa gamma non necessitano che rari ritocchi e solo sulle frequenze piú alte. L'ossessione per la schermatura che trapela da ogni particolare costruttivo é un ulteriore garanzia.

    QUOTE (elettronialtramonto @ 3/18/2021, 08:04 AM) 
    ...
    Se il ricevitore è nato per la telegrafia, il suo pregio principale deve essere la stabilità.
    ...

    E' proprio cosí e la stabilitá elettrica passa anche per quella meccanica. Stavo facendo alcune misure sull'apparato in vista della prossima puntata e ho notato che l'albero che sta al centro del tamburo di gamma ha un diametro di 25 mm e i due cuscinetti che lo reggono alle estremitá sono da 65 mm. E' un apparato pensato per navi e sommergibili e meccanicamente é fatto per inserirsi in quegli ambienti gravosi.
     
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    Proseguiamo con una piccola parte descrittiva per far spazio a qualche altra immagine.
    Dalle foto avete potuto notare come l’apparecchio risulti curato dal punto di vista meccanico. Tutte le varie parti sono realizzate in Elektron, una lega di magnesio e alluminio con basso contenuto di quest’ultimo e sono tutte fusioni appositamente realizzate. Anche il tamburo del cambio gamma è costruito con questo materiale: ci sono sei cilindri (poiché sei sono i circuiti accordati da commutare) infilati uno sopra l’altro in un albero principale del diametro di 25 mm. Ogni cilindro è diviso in otto comparti (poiché otto sono le gamme selezionabili). In ogni comparto trova alloggio un circuito accordato anch’esso montato su piastrina curva fusa con lo stesso materiale. In questo modo i 48 circuiti risonanti risultano completamente schermati uno dall’altro. Il tamburo è a sua volta completamente schermato.
    Tutti i movimenti (cambio gamma, commutatori per accensione, antenna) sono realizzati con ingranaggi e risultano precisi e decisi. Le otto gamme d’onda sono disegnate su un disco bianco del diametro di circa 30 cm e la sintonia è sempre facile anche alle frequenze più alte perché la demoltiplica usata ha un rapporto di 50:1. Inoltre, e questa è un’altra particolarità che distingue il Lo6K39, è possibile tramite un apposito comando variare la frequenza ricevuta di 3 kHz in più o in meno rispetto al punto dove ci si era fermati col comando di sintonia. Coassialmente al grande disco bianco che riporta incise le otto gamme e sopra di esso ne ruota un altro dello stesso diametro e di colore nero recante delle finestrelle. Esso gira tramite gli ingranaggi del cambio gamma in maniera tale che le finestrelle si posizionino in modo da permettere all’operatore di vedere solo la scala di frequenza relativa alla gamma selezionata e la scala decimale. La foto, tratta dal web, risulta di sicuro più chiara delle mie goffe spiegazioni.

    aa

    Come potete apprezzare dall’immagine la finestra trapezoidale ricavata sul pannello frontale permette di vedere un numero grande di colore chiaro su campo nero, è quello che indica la banda selezionata. Notate che accanto ad esso ci sono delle frecce che indicano in quale senso ruotare il cambio gamma per selezionare la banda precedente o quella successiva. Notate anche tre finestre nel disco nero che permettono di vedere tre strisce relative al disco bianco sottostante. La striscia inferiore è quella recante una semplice indicazione numerica progressiva da 0 a 100, quella centrale è quella che permette di leggere la frequenza che stiamo ricevendo e quella superiore più piccola è priva di indicazioni. Se guardate bene vedrete che il vetro di protezione sopra essa è mancante e ciò serve per permettere all’operatore di segnare direttamente sul disco bianco dei punti di interesse. Ecco come si presenta il sistema descritto una volta tolto il pannello frontale (le foto seguenti sono tratte dal sito del radioamatore norvegese Helge Fykse).

    bb

    Ed una volta tolto il disco nero.

    cc

    Per stasera è tutto. La prossima volta completiamo la presentazione dello schema e della riparazione.

    Grazie per l'attenzione.

    Nicola

    Edited by YAD - 3/18/2021, 09:57 PM
     
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    Complimenti è bellissimo! :b:
     
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    Questa LORENZ Lo6K39a non è una radio, ma è un carro armato, avevo visto altre radio tedesche dell'ultima guerra tutte molto robuste ma questa credo le batta tutte.
    Se consideriamo che è costruita con materiali abbastanza leggeri ( lega di alluminio )e pesa 60 Kg.
     
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    Buongiorno a tutti coloro che hanno avuto la pazienza di seguire fin qui. Riprendiamo la presentazione dello schema. Ecco il primo dei tre stadi amplificatori rf.

    aaaa

    Come si vede all’ingresso sono posti due commutatori: il primo, 4 sul disegno, azionabile dal pannello frontale, permette di collegare l’ingresso all’antenna oppure a massa o ancora al segnale di calibrazione proveniente dall’oscillatore a quarzo mentre il secondo, 3 sul disegno, non è manovrabile senza estrarre l’apparato dalla cassa; esso serve per modificare il punto di ingresso dell’antenna a seconda che essa sia ad alta o bassa impedenza. Il segnale prima di arrivare alla griglia della valvola passa per ben tre circuiti risonanti e questo non solo aumenta la schermatura per i presunti segnali irradiabili dallo stadio a reazione, ma soprattutto permette un miglior comportamento in presenza di forti segnali adiacenti alla frequenza da ricevere (non dimentichiamo che siamo su imbarcazioni dove le antenne di rx e tx sono vicine). L’attenzione nell’evitare sovraccarichi da parte dei trasmettitori presenti a bordo è testimoniata anche dalla presenza della lampada al neon in parallelo all’ingresso. La valvola usata nel primo stadio ed anche in tutti gli altri è un pentodo RV12P2000, costruito per il terzo Reich nel ’37 e di universale impiego negli apparati tedeschi. Ne sono state fatte così tante che nel dopoguerra vennero realizzate radio civili che la usano (anche inserendola al posto di valvole multiple già in fabbrica, si veda ad esempio la radio Blaupunkt 5GW646). Nel ricevitore sono usate valvole tutte uguali: questo costringeva i progettisti ad un lavoro maggiore, ma semplificava le sostituzioni sul campo in caso di emergenza operate, spesso, da non tecnici. Anche sul come è costruita la valvola ci sarebbero delle osservazioni interessanti da fare, ma non voglio dilungarmi adesso su questo punto.
    Il potenziometro 30 regola la tensione di griglia schermo della prima e della seconda valvola e, regolando l’amplificazione dei primi due stadi rf, costituisce il controllo di volume dell’apparecchio e permette anche di non sovraccaricare il rivelatore a reazione con un segnale eccessivo. I rettangoli in tratteggio grosso o fino rappresentano le schermature, come vedete abbondano. L’attenzione per schermature e disaccoppiamenti (notare quello doppio sull’anodica 23 e 23a) è massima, basta ricordare come è realizzato il tamburo di cambio gamma con i 48 circuiti accordati inseriti ciascuno singolarmente in comparti completamente schermati e col tamburo stesso schermato poi con pannelli di rame/alluminio. Ci sono anche altri particolari interessanti: notate ad esempio dove va a massa il condensatore di catodo (22). Proseguiamo.

    bbbb

    Passando al secondo e terzo stadio rf non ci sono particolari commenti da fare, ma giova ripetere la funzione del potenziometro 59. Il cursore di questo potenziometro ruota assieme ai due variabili di sintonia (a tre sezioni ciascuno) per variare la tensione di griglia schermo del terzo stadio onde compensare il minor guadagno che la catena di tre stadi presenta man mano che ci si avvicina all'estremità inferiore di ogni gamma. Con questo sistema l’amplificazione risulta costante per tutta l’escursione di ogni banda. Precisione teutonica. Noterete anche qui come nel primo stadio le impedenze bifilari per l’alimentazione dei filamenti e quelle in serie all’anodica (queste ultime però esistono solo nelle prime serie prodotte e vennero successivamente sostituite con resistori). Alcuni dei ritorni di massa per i condensatori di disaccoppiamento attorno agli stadi sono realizzati con piattina di rame larga 10 mm rivettata sullo chassis in Elektron che, evidentemente, non costituiva una terra idonea per la rf. Come prima i by-pass di catodo (qui 38 e 51) non vanno a massa dove va il resistore relativo, ma dove va a massa il circuito accordato e il disaccoppiamento dell’anodica è sempre sdoppiato.

    cccc

    L’ultima parte dello schema contiene il quarto e il quinto stadio ossia il rivelatore a reazione e il finale bf. L’oscillatore a quarzo attivabile per l’allineamento della scala non credo necessiti di essere commentato. Come si può vedere il rivelatore a reazione è molto curato, per esempio è l’unico stadio a beneficiare di una tensione anodica e di griglia schermo stabilizzate e inoltre il relativo circuito accordato contiene ben tre avvolgimenti secondari. Noterete anche che ho contrassegnato con un pallino rosso un induttore variabile (esterno al tamburo di gamma). Ebbene il suo nucleo è regolabile dal pannello frontale con una manopola di buon diametro ed è quello che permette di spostarsi con la sintonia di 3 kHz in più o in meno rispetto alla frequenza scelta col comando principale della sintonia stessa. In questo modo la sintonizzazione, se ce ne fosse bisogno, è ancor più facilitata. Per far questo i progettisti hanno previsto un apposito avvolgimento in più nel circuito accordato di ingresso del quarto stadio, che cambia per ogni gamma ovviamente, ed in parallelo ad esso viene a trovarsi l’induttore con nucleo regolabile di cui sopra. Così facendo è garantita l’indipendenza della regolazione fine sia dalla banda selezionata sia dalla capacità del condensatore di sintonia: non importa in quale punto della scala siamo o quale gamma abbiamo selezionato. Se avessero usato un condensatore variabile l’effetto sarebbe stato dipendente da questi due fattori, ma in questa maniera tutto è lineare e stabile da 1.5 a 25 Mhz. Il livello di reazione si controlla variando la tensione di griglia schermo col potenziometro 84 e, per le poche prove che ho fatto, la regolazione è molto dolce e precisa, senza patemi e senza necessità di ritocchi continui, insomma trovato il punto di innesco ci si può dimenticare del comando di reazione escluso naturalmente se si cambia gamma.
    Prima di giungere allo stadio finale, dove il piccolo pentodo è connesso a triodo, il segnale di bf può essere fatto passare attraverso un filtro LC centrato a 1000 Hz (la larghezza di banda da specifiche è di 200 Hz a -3 dB). Ovviamente il fattore di forma di questo filtro non è elevato, ma vi assicuro che l’azione filtrante è comunque valida e il suo impiego in caso di gamma affollata rende la ricezione assai gradevole. In uscita l’audio è sorprendentemente pulito. Non c’è traccia di ronzio e non ci sono spurie, fischi ecc. come avviene per gli apparecchi ad amplificazione diretta. Sulla destra vedete che sono previste due prese per cuffie ad alta impedenza e in parallelo ad esse è posto un interruttore normalmente aperto che si chiude ogni qual volta si aziona il cambio gamma per evitare fastidi agli orecchi dell’operatore. Allo stesso scopo, ad ogni azionamento del cambio gamma, le uscite delle due tensioni anodiche dall’alimentatore vengono interrotte fin che il tamburo non ha raggiunto la posizione selezionata (interruttore 119 nello schema dell’alimentatore).


    Torniamo alla riparazione: si era smontato l’alimentatore dal ricevitore e se ne era verificato il corretto funzionamento dopo averlo aggiustato, ricordate?
    A questo punto si reinserisce l’alimentatore stesso al suo posto dentro l’apparato e si verifica la resistenza tra anodica e massa. Si dà tensione (tutte le sei valvole erano state estratte in precedenza). La misura delle tensioni presenti sugli zoccoli dei tubi rivela che la griglia schermo della terza amplificatrice AF è a massa (0 V). Questa tensione è controllata dal potenziometro 59 (si veda il frammento di schema riprodotto di seguito), il cursore del quale ruota assieme ai due variabili di sintonia (a tre sezioni ciascuno) per variare appunto la tensione di griglia schermo del terzo stadio onde compensare il minor guadagno che la catena di tre stadi presenta man mano che ci si avvicina all'estremità inferiore di ogni gamma. Con questo sistema l’amplificazione risulta costante per tutta l’escursione di ogni banda. Si riscontra subito che il condensatore 62 è in cortocircuito.

    dddd

    Purtroppo tale componente è nascosto sotto il variabile di sintonia del quale si vorrebbe evitare lo smontaggio (si veda la foto, tratta dalla rete, dove la posizione di detto componente è indicata dalla freccia rossa).

    eeee

    I terminali risultano accessibili e la cosa si rivela di grande utilità perché permette di evidenziare che si tratta di un condensatore doppio con due sezioni da 0.5 uF connesse in parallelo. Risulta facile riscontrare che fortunatamente solo una sezione è in cortocircuito mentre l'altra è ancora funzionante: si lascia pertanto collegata solo quest'ultima ritenendone sufficiente l’effetto filtrante.
    A questo punto vengono reinserite le valvole. L’apparecchio funziona (!) e su tutte le gamme è possibile sintonizzare agevolmente molte stazioni usando come antenna uno spezzone di filo di due metri poggiato sul pavimento. Tutti i controlli (volume, reazione, sintonia fine) agiscono correttamente ed anche il filtro audio si rivela efficace. Lo strumentino di controllo delle tensioni e delle correnti di tutte le valvole funziona anch’esso e mostra valori corretti per ciascuno stadio. La ricezione della telegrafia è molto gradevole e priva di ronzii, ma quando si aziona il cambio gamma un corteo di scariche e scrosci molto fastidioso si prolunga in cuffia per alcuni secondi prima di lasciar di nuovo spazio ai segnali.
    L’osservazione del meccanismo di cambio gamma permette di notare come esso agisca su due alberi indipendenti fra loro: il primo albero, quello principale, è coassiale al tamburo di gamma vero e proprio, quello che contiene i circuiti accordati per intenderci, e ruota quindi assieme ad esso, mentre il secondo albero, che diremo secondario, risulta indipendente e con movimento molto limitato in quanto il suo compito è quello di tenere pressate le 27 lamine dei contatti fissi di cambio gamma agli altrettanti contatti mobili presenti sui circuiti accordati della gamma selezionata. Quindi quel che avviene quando si aziona la manopola di cambio gamma può essere descritto secondo la seguente sequenza per lo svolgimento completo della quale è necessario circa mezzo secondo:
    - Distacco della tensione anodica da tutti i circuiti e messa in corto dei terminali di uscita della bassa frequenza;
    - Breve rotazione, circa 20 gradi, dell’albero secondario che togliendo la pressione dalle lamine dei contatti fissi permette il distacco delle stesse dai contatti dei circuiti accordati relativi alla gamma in uso lasciandoli liberi di ruotare senza attriti;
    - Rotazione dell’albero principale e quindi del tamburo di cambio gamma fino a raggiungere la posizione della gamma desiderata;
    - Ritorno dell’albero secondario nella posizione originaria con conseguente pressione delle lamine dei contatti fissi sui contatti dei circuiti accordati della gamma scelta.
    - Re-inserzione della tensione anodica e rimozione del corto dei terminali BF.
    Compreso il funzionamento della meccanica del cambio gamma è immediato dedurre che i forti disturbi sono dovuti alla non corretta esecuzione del quarto passo ovvero alla sua esecuzione ritardata rispetto al quinto. Come si era detto all’inizio tutte le parti meccaniche mobili erano state lubrificate ivi compresi i due cuscinetti posti alle estremità dell’albero secondario, ma esso compie comunque la sua limitata escursione in un tempo assai più lungo del previsto e corrispondente alla durata dei rumori indesiderati in cuffia. Togliendo le dieci vitine M2 che fissano lo schermo posteriore del tamburo di cambio gamma quest’ultimo si mostra in tutta la sua eleganza (foto), ma soprattutto si scoprono due ulteriori boccole poste lungo l’albero secondario (frecce rosse piccole) che prima non era stato possibile lubrificare a differenza dei due cuscinetti di estremità - comunque visibili anche in precedenza - ed indicati sulla foto con le frecce più grandi.

    ffff

    Qualche ora di azione del lubrificante ed anche il movimento dell’albero secondario torna regolare. Ad essere pignoli l’azionamento del cambio gamma risulta un po’ rumoroso, un rumore simile ad uno sferragliamento, questo rumore è udibile anche nel filmato del radioamatore norvegese Helge Fykse nella parte iniziale quando la telecamera è posta di fronte al ricevitore, ecco il link:

    Se però si toglie il disco nero del cambio gamma tutto diventa silenzioso. La spiegazione della causa di questo rumore è inserita nella foto sottostante (foto tratta ancora dal sito di Helge Fykse).

    gggg

    La soluzione potrebbe essere mettere del grasso attorno al cuscinetto, ma se questo grasso colasse rovinerebbe tutte le scale di frequenza disegnate sul disco chiaro ed è forse per questo che anche il radioamatore norvegese ha preferito tenersi il rumore piuttosto che rischiare. Parrebbe proprio che i progettisti dell'epoca avessero previsto del lubrificante in quella posizione sia perché sono state trovate modeste tracce di grasso secco sia perché sulla parte esterna del cuscinetto è ricavata una "gola" larga circa 5 mm, poco profonda, forse 1 mm e col fondo ruvido. Non essendoci però ipotesi valide sul tipo di grasso da usare si è preferito non intervenire.
    Infine, non avendo strumenti a disposizione, non si sono potute effettuare le tarature dei 48 circuiti accordati, ma la sensibilità parrebbe comunque ottima. Nel caso si riscontrasse strumentalmente il bisogno di procedere a qualche taratura si renderebbe necessario affrontare un grave problema ossia quello del blocco dei compensatori ceramici.
    I compensatori ceramici presenti in ognuno dei circuiti accordati infatti, come tutti gli analoghi componenti tedeschi dell’epoca, quasi sempre, dopo decenni di immobilità, si dimostrano bloccati a causa del lubrificante (simile al petrolato) che vi veniva inserito in sede di fabbricazione e che con gli anni si secca “incollando” il disco ceramico rotante. Se si prova a forzare la rotazione col cacciavite si provoca la rottura della saldatura tra vite di regolazione e lamina mobile (quest’ultima ottenuta con metallizzazione del disco ceramico rotante già citato). Secondo le informazioni fornite da esperti rifare detta saldatura è possibile solo usando una soluzione colloidale e lega SnAg basso fondente (210 °C). Attualmente sono stati coronati da successo dei tentativi di sblocco condotti secondo suggerimenti trovati in rete inserendo olio penetrante nella impercettibile fessura che separa parte fissa e mobile del compensatore bloccato ed esercitando successivamente un’azione meccanica lungo la stessa linea di separazione mediante un apposito cappio realizzato con filo isolato (si vedano le foto seguenti).

    hhhh



    Rimane da verificare quanto il lubrificante iniettato tra le armature degradi il fattore di merito del componente ma, anche in questo caso, non si dispone della strumentazione adatta. Se le future verifiche del caso effettuate presso un laboratorio attrezzato daranno risultati soddisfacenti se ne terrà conto in vista di possibili necessità di taratura.
    Più veloce ed efficace si è rivelato invece il metodo di riscaldare i compensatori bloccati con un getto d’aria calda. Prove svolte su 15 esemplari hanno avuto tutte successo in tempi variabili tra i 10 ed i 45 minuti e solo per due casi ostinati si è dovuto insistere ancora più a lungo e con temperature maggiori. Resta da ottimizzare il processo per evitare di smontare dai circuiti dove sono inseriti i compensatori bloccati trattandoli con l’aria calda direttamente in loco preservando però tutti i componenti adiacenti dai possibili danni da surriscaldamento.
    Con questo credo di aver detto tutto. Spero che la presentazione sia risultata interessante e vi ringrazio per essere arrivati fin qui. Se avete bisogno di chiarimenti (o volete fornirmene…) sono a disposizione per quel poco che so.

    Buone riparazioni a tutti!

    Nicola

    Edited by YAD - 3/20/2021, 09:09 AM
     
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    Molto esauriente ed istruttiva la tua narrazione del circuito.
    Complimenti.
     
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