PRIMI CONSIGLI PER CHI COMINCIA AD IMPARARE A RIPARARE UNA RADIO A VALVOLE

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    Leggere prima i due seguenti tutorials in questa stessa sezione:
    1) Materiali pericolosi nei componenti delle radio d’epoca: pag. 1, 14/07/2015;
    2) Vademecum per la sicurezza durante la riparazione delle radio a valvole: pag. 1, 22/05/2015.

    Dopo la lettura del seguente tutorial, redatto sui suggerimenti di Lorenzo in una discussione sulla riparazione di una radio a valvole, si può seguire la riparazione dall’inizio alla fine di una radio AM/FM nel tutorial in questa stessa sezione, intitolato ”Impariamo a riparare una radio AM/FM d’epoca a valvole”.

    Primi consigli di Lorenzo per chi si accinge per la prima volta a riparare una radio a valvole.

    Tenere sempre sott’occhio il sopra riportato schema come esempio di una classica radio a valvole in MA.

    1.0
    Il primo controllo da eseguire è la misurazione della resistenza tra i capi della spina di alimentazione:
    accendendo l'interruttore si dovrebbero misurare alcune decine di ohm e spegnendolo resistenza infinita. In tal caso l'alimentazione in alternata è regolare, perché mostra l'integrità del trasformatore (o dell’autotrasformatore).
    2.0
    Il secondo controllo da eseguire è l’accertamento della mancanza di un cortocircuito tra la spina di alimentazione e la massa
    , considerato che lo zero del trasformatore di alimentazione è collegato al telaio per il tramite di un condensatore c.d di filtro (nello schema è C25). In caso di cortocircuito a massa responsabile quasi certamente sarebbe quest'ultimo condensatore.
    Questi due controlli permettono di valutare in un sol colpo la funzionalità della "sezione primaria" dell'alimentazione e cioè delle parti seguenti:
    - cordone e spina (è tutt'altro che scontato che siano in ordine);
    - interruttore d'accensione;
    - cambio tensioni;
    - primario del trasformatore (o dell'autotrasformatore);
    - fili di collegamento fra i componenti citati.
    Sempre con l'ohmmetro connesso alla spina, si può anche accertare specificamente che il condensatore C25 non sia in cortocircuito nemmeno parziale: chiudendo l'interruttore e togliendo la vite del cambio tensione, è il solo componente di tutta la radio che rimanga collegato fra i due poli della spina e quindi il suo controllo con l’ohmmetro deve dare resistenza infinita.

    Tuttavia, quando l’alimentazione in alternata è fornita da un autotrasformatore lo zero è di norma collegato direttamente a massa ed in tal caso il condensatore di filtro è collegato all’altro capo dell’autotrasformatore e quindi la sua perdita di isolamento produrrebbe un cortocircuito a massa: attenzione pertanto a non toccare il telaio ed eventualmente girare la spina se il cercafase si accende sul telaio. In ogni caso, un capo della rete elettrica (fase o neutro, a seconda di come inseriamo la spina nella presa) rimarrà collegato direttamente al telaio metallico.
    Perciò l’unico provvedimento utile per isolare il telaio della rete e quindi poter lavorare sulla radio accesa senza rischi seri è alimentarla tramite un trasformatore separatore, detto anche trasformatore d'isolamento: cioè un trasformatore (non un autotrasformatore) con rapporto di tensione 1:1, in altre parole con primario a 220 V e secondario esso pure a 220V.
    3.0
    Prima di alimentare la radio, eseguire i seguenti controlli visivi e con tester analogico:

    - trasformatore o autotrasformatore di alimentazione: controllare che non appaia bruciato, che i fili siano bene isolati, che non abbia avvolgimenti aperti;
    - trasformatore d'uscita: idem come sopra;
    - condensatori elettrolitici di filtro: controllare con un ohmmetro analogico che non siano né aperti né in parziale cortocircuito; se "quasi buoni", a volte è sufficiente smontarli per provare a "rigenerarli" fuori dalla radio a bassa tensione anodica; se "cattivi" sostituirli subito;
    - condensatore elettrolitico di catodo della valvola finale: controllare che non sia in cortocircuito;
    - condensatori a carta notoriamente più critici ovverosia, riferendoci allo schema d’esempio: il condensatore "di rete" C25 e quello di accoppiamento BF C23 (da controllare che non abbiano "sgocciolato" il sigillante e che abbiano un eccellente isolamento);
    4.0
    Una radio rimasta inattiva per alcuni mesi non va comunque accesa senza precauzioni
    e non importa se l'ultima volta che fu adoperata funzionava perfettamente!

    In particolare ne soffrirebbero gli elettrolitici di filtro, la cui pellicola d'ossido si è senz'altro molto assottigliata se non vi è stata applicata la tensione per così tanto tempo.
    Sussiste un elevato rischio che si danneggino gravemente, perfino che vadano in cortocircuito poco dopo aver acceso la radio, col rischio anche di danneggiare l'autotrasformatore o la valvola rettificatrice.

    Perciò, lasciando il cambio tensioni su 220 V, la prima volta che si accenderà la radio occorrerà alimentarla con una tensione inferiore, diciamo la metà (110 V) o a anche meno e lasciarla "funzionare" con questa tensione ridotta per una ventina di minuti.
    Questo permetterà agli elettrolitici di "rigenerarsi", evitando che subiscano un trauma potenzialmente letale quando finalmente si proverà la radio a 220 V.

    Questa insignificante perdita di tempo in molti casi permette di salvare i preziosi componenti d'epoca.

    La stessa precauzione si dovrà osservare ogni qual volta accenderemo la radio dopo un lungo periodo di inattività.
    Per il bene degli elettrolitici, tutte le radio si dovrebbero far funzionare per un po' almeno una volta al mese, molto meglio se ancor più spesso.

    Come fare per ridurre la tensione a 110 V o anche meno?
    Ideale un "variac" , col quale si potrebbe fare anche di meglio.
    Valida alternativa un trasformatore o autotrasformatore riduttore di tensione. E se non abbiamo né l'uno né l'altro un buon ripiego è collegare IN SERIE all'alimentazione della radio una lampadina A FILAMENTO (va bene anche alogena ma assolutamente NON dei tipi a basso consumo, cioè a LED o a tubi fluorescenti).
    Il consumo elettrico in watt della lampadina dovrà essere scelto un po' minore o uguale a quello della radio. Per una radio come quella dello schema in esempio si può usare una lampadina alogena da 28 W con attacco a vite (E14 o E27), cioè il tipo previsto per sostituire le vecchie e scomparse lampadine a filamento da 40 W (la resa luminosa è circa uguale).
    Dopo alcuni minuti si sostituisca la lampadina con un'altra simile ma da 42W (il tipo che fa all'incirca la stessa luce di una vecchia lampada a incandescenza da 60W), in modo da aumentare gradualmente la tensione che alimenta la radio.

    5.0
    ATTENZIONE AI FILI STACCATI O DISSALDATI
    . Se si notano dei fili staccati, potrebbero essercene altri collegati in modo errato. Gli eventuali errori commessi da altri in un precedente tentativo di riparazione vanno assolutamente individuati e corretti per evitare danni che sarebbero poi difficili da rimediare.
    Con un po' di esperienza e lo schema sott'occhio, questo controllo visivo è facile e veloce.
    Per non "svalutare" la radio però è bene sostituire il minor numero possibile di componenti e in ogni caso quelli guasti non vanno tolti e gettati.
    Ad esempio, se si trovassero delle resistenze alterate anche di molto rispetto al valore "di targa", non è affatto detto che si debbano sostituire: i circuiti a valvole sono molto "tolleranti" e differenze anche notevoli non compromettono quasi mai il buon funzionamento.
    Difficile trovare in buono stato i condensatori a carta: facilmente ne troverai alcuni in perdita d'isolamento.
    Possono restare al loro posto? In generale no, ma in certi punti del circuito sì se le perdite non sono eccessive, e in tal caso è bene non sostituirli. Dei condensatori serve a poco o nulla misurare la capacità: date anche le tensioni in gioco in una radio a valvole, quel che conta è L'ISOLAMENTO.
    Comunque, una misura eseguita a bassa tensione (ad es. con la funzione di capacimetro presente su alcuni tester digitali) direbbe poco su come si comporterebbe il condensatore sottoposto invece a una tensione di 150 volt o più...
    I soli condensatori che devono avere esattamente il valore segnato sullo schema sono quelli montati nei circuiti accordati a RF e MF, tutti di capacità piuttosto piccola. Nelle radio a valvole sono a mica, quindi molto affidabili e raramente si guastano.
    Per quasi tutti gli altri condensatori (a carta) si può derogare anche molto rispetto al valore da schema senza che questo determini il minimo inconveniente. Sì, c'è qualche eccezione a questa regola, ad esempio i condensatori del controllo automatico di volume (CAV), il condensatore d'accoppiamento fra placca del triodo della UBC41 (preamplificatrice di BF) e griglia della UL41 (finale) per stare nello schema in esempio e quello in parallelo al primario del trasformatore d'uscita: meglio non sceglierli di valore esageratamente diverso da quello previsto. S'intende però che un condensatore da 5000 pF potrà essere sostituito tranquillamente con un altro da 4,7 nF, uno da 20 nF con uno nuovo da 22 nF e così via.

    6.0
    Per la nostra sicurezza personale...

    Ricordiamoci che in una radio a valvole le tensioni sono molto alte e potenzialmente LETALI.
    Nelle radio ad autotrasformatore, il telaio metallico è collegato direttamente a uno dei capi della rete elettrica: toccarlo equivale a toccare un filo scoperto dell'impianto elettrico domestico...La radio dello schema in esempio però non è ad autotrasformatore: monta un "ibrido" che funziona da trasformatore per la tensione anodica e da autotrasformatore per l'alimentazione in serie dei filamenti delle valvole.
    Da notare però che I PORTALAMPADA DELLE LAMPADINE D'ILLUMINAZIONE SONO COLLEGATI A UN CAPO DELLA RETE: assolutamente non vanno toccati a radio accesa.
    Da notare anche che il telaio è isolato dalla rete, ma ad una condizione come già abbiamo detto: che il condensatore segnato come "10 KpF" (in basso a destra nello schema, vicino al trasformatore) NON SIA IN PERDITA.
    E' è molto raro che non lo sia... Spesso lo si trova "esploso" o più semplicemente che ha "sgocciolato" il sigillante nero, chiaro sintomo di cortocircuito interno.
    Per le prime prove a radio accesa è consigliabile staccarlo. Non è essenziale che sia collegato per capire se la radio funziona o no.
    7.0
    Gli "sfrigolii e i crepitii". Talvolta sono sintomi di un falso contatto ma infinitamente più spesso di uno o più condensatori in perdita d'isolamento.
    Soprattutto gli elettrolitici di filtro (...se sono gli originali, potrebbero avere dei problemi seri anche se la radio è stata usata abbastanza spesso e recentemente) e i condensatori a carta più critici.

    8.0
    Una difficoltà dei "principianti" è riconoscere gli errori e le imprecisioni negli schemi...

    Già, in moltissimi schemi c'è qualche errore o imprecisione. E qualche valore importante spesso è stato dimenticato dal disegnatore.
    Abbiamo segnato sullo schema in esempio con un pallino colorato tutti i condensatori a carta, cioè i componenti che più facilmente vanno in avaria e che devono essere controllati.
    Il pallino è rosso per quelli che sono "più critici", cioè che in caso di avaria possono determinare inconvenienti gravi in termini di sicurezza o danni ad altri componenti della radio.
    Sarebbe opportuno sostituirli sempre (salvo gli elettrolitici se dovessero risultare in condizioni eccellenti).
    Per non svalutare la radio se ne deve rispettare al massimo l'integrità e l'originalità: conviene lasciare collegato il vecchio componente per un solo terminale (quello rivolto verso l'anodica o verso la massa) e connettere in circuito quello nuovo. Si possono anche togliere i vecchi componenti e conservarli all'interno della radio in un sacchettino assieme a una nota che spieghi dov'erano collocati.
    Il condensatore da 10 nF fra un capo della rete e il telaio dev'essere di tipo adatto per una tensione di almeno 1500V c.c.; se ne può usare anche un tipo "X2" dichiaratamente adatto per la tensione alternata di rete (250 V c.c.), forse più facile da trovare perché questi tipi si usano come "antidisturbo" nei piccoli elettrodomestici.
    Gli altri "col pallino tosso" potranno essere a 600 V c.c. (comunque non meno di 400 V c.c.).
    Anche i condensatori con "pallino arancione" vanno facilmente in perdita d'isolamento perché sottoposti a tensioni relativamente alte; tuttavia, anche se fossero in cortocircuito quasi totale non produrrebbero danni gravi ad altri componenti e non inciderebbero sulla sicurezza operativa.
    Il pallino giallo è segnato per i condensatori che lavorano invece a tensioni molto basse e che quindi non si danneggiano mai gravemente. Direi che vanno controllati soltanto in una seconda fase, cioè a radio già in grado di ricevere, nel caso si osservassero delle anomalie di funzionamento.
    9.0
    E siamo alla misura delle principali tensioni di lavoro
    . E’ assolutamente necessario misurare le principali tensioni, meglio se dopo aver sostituito gli elettrolitici.
    A proposito, una regola pratica: la capacità degli elettrolitici può essere tranquillamente aumentata fino al doppio dell'originale. Oltre non conviene spingersi per non rischiare danni alla valvola rettificatrice. Massima attenzione alla tensione di lavoro dei ricambi: dev'essere uguale a quella dell'originale o maggiore.
    La prima misura importante è quella dell'anodica generale (circa 170 V in questa radio dello schema in esempio) prima e dopo la resistenza di filtro (quella da 1000 ohm, collegata fra i positivi del condensatore elettrolitico doppio.
    Con un voltmetro in c.c. misureremo dunque le tensioni fra ciascuno dei due terminali positivi del condensatore e la massa (telaio).
    In seguito, sempre con il voltmetro in c.c. misureremo le tensioni agli elettrodi delle valvole.
    Per agevolare questa operazione, in calce a questo tutorial viene postato un altro schema in cui è segnata la piedinatura delle valvole (vista da sotto il telaio)
    Vanno misurate le tensioni fra la massa e tutti i piedini, esclusi però quelli contrassegnati con "ic" (piedino da non utilizzare per collegamenti esterni ma internamente connesso alla struttura della valvola) oppure con "f" (alimentazione del filamento).

    In base alle misure collezionate, potremo individuare eventuali guasti e anomalie interne alle valvole.

    10.0
    Si ricorda che è opportuno sostituire i condensatori segnati col pallino rosso
    , soprattutto quando una radio non è nostra e dovrà funzionare nella casa di un inesperto. Un "botto", una piccola scossa elettrica o un nuovo guasto dopo qualche giorno di funzionamento, anche se non producessero danni gravi, ci rovinerebbero la reputazione e potrebbero guastare un buon rapporto di amicizia o di parentela!
    E per i condensatori col pallino arancione?
    Valuteremo cosa fare dopo aver rilevato le tensioni ai piedini delle valvole. Esse saranno molto più indicative delle misure col capacimetro per valutare lo stato dei condensatori: infatti il capacimetro funziona a bassa tensione, quindi prova il condensatore in condizioni molto diverse da quelle effettive di lavoro in un circuito a valvole.
    Pertanto si possono valutare le condizioni d’isolamento in base alle misure di tensione sulla radio e, se riscontrassero anomalie che inducano a ritenerli "aperti", si sostituiscano temporaneamente con un componente nuovo. Come già spiegato, una deriva di capacità anche notevole non sarebbe quasi mai un problema. Importa invece moltissimo il buon isolamento.
    I condensatori "sfarinati", che "sgocciolano", "esplosi"? Be' è ovvio che vanno sostituiti indipendentemente dal colore dei "pallini"!
    Dove trovare i componenti e come sceglierli? "Dove" è un bel problema se intendiamo in un negozio di elettronica, perché ormai sono quasi introvabili.
    Evitare assolutamente quelli spacciati come "originali dell'epoca", perchè non sono affidabili anche se chi li vende dichiara di averli provati.
    I componenti di recupero possono andar bene (ma non i vecchissimi condensatori a carta). Occorre provarli col capacimetro prima di montarli: provare i componenti di recupero o "presunti nuovi" è il solo scopo per usare il capacimetro.
    Gli elettrolitici anche nuovi, se sono rimasti a lungo in magazzino o in un cassetto, dovrebbero essere "rigenerati" prima di utilizzarli. Il che si può ridurre ad applicar loro una tensione che sia la metà o meno di quella "di targa" per una ventina di minuti.

    A volte i principianti possono trovarsi a disagio con i valori dei condensatori. Ecco qualche esempio di vari modi (inclusi alcuni ERRATI o discutibili, come "KpF" o con la "m" al posto della "μ") in cui possiamo trovare indicato il valore negli schemi o sui componenti.
    0,001 μF = 0,001 mF = 1 nF = 1 Kpf = 1000 pF = 1n
    0,01 μF = 0,01 mF = 10 nF = 10 Kpf = 10000 pF = 10n
    0,1 μF = 0,1 mF = 100 nF = 100 Kpf = 100000 pF = 100n
    0,0022 μF = 0,0022 mF = 2,2 nF = 2,2 Kpf = 2200 pF = 2n2
    0,022 μF = 0,022 mF = 22 nF = 22 Kpf = 22000 pF = 22n
    0,22 μF = 0,22 mF = 220 nF = 220 Kpf = 220000 pF = 220n

    I condensatori utilizzati nella sezione a bassa frequenza (BF) non sono critici. Si identificano facilmenta perchè sono di valore >500pF. Va benissimo usare dei valori normalizzati moderni: 4700pF invece di 5000pF o 47kpF al posto di 50kpF. Usare dei condensatori con tensione di lavoro di 400V dc (o superiore, senza esagerare perché spenderemmo inutilmente) per tutti i condensatori di questa radio all' infuori di quello sul primario del trasformatore da 10kpF che deve essere da almeno 630V dc.
    In una radio a valvole, la precisione nel valore di capacità è richiesta solo per i condensatori a mica (che non si guastano quasi mai) usati nei circuiti a radio frequenza (RF).
    Per tutti gli altri una variazione di capacità anche superiore al 30% avrebbe conseguenze scarse o nulle e i capacimetri di uso corrente, lavorando a bassa tensione, sono inutili nel nostro caso: se, ad esempio, un condensatore marcato "10000 pF" risultasse esattamente da 10000 pF alla prova col capacimetro, questo NON significherebbe affatto che esso è sicuramente "buono". Forse potremmo considerarlo tale se dovessimo montarlo in una radiolina a transistor.
    Infatti, benché di capacità corretta, potrebbe aver perso l'isolamento e quindi lascerebbe passare un po' di corrente continua quando sottoposto alle alte tensioni esistenti in una radio a valvole. Le conseguenze sarebbero ben peggiori di una differenza nel valore di capacità e tutt'altro che irrilevanti.
    Dunque, un condensatore da 5 nF si può sostituire senza alcun problema con uno da 4,7 nF, uno da 20 nF con uno da 22 nf e così via. In alcuni casi, quando sappiamo esattamente quale funzione svolge il componente, possiamo prenderci ancor più margine. Un esempio? Il condensatore da 0.05 microfarad (cioè 50 nF) disegnato in alto a sinistra nello schema, con il "pallino arancione". E' un "by-pass" a RF pr la tensione di griglia schermo delle due prime valvole; se al suo posto ne montassimo uno da 100 nF (cioè di capacità doppia) non cambierebbe assolutamente nulla, o comunque non in peggio. Possiamo anche osservare che forse 50 nF sono leggermente sovradimensionati per le esigenze del circuito, quindi potrebbero addirittura bastare 33 nF.
    La tensione nominale d'isolamento? Per una radio come questa 400 V bastano e avanzano per tutti i condensatori a carta tranne due: quello "di rete" da almeno 250 V c.a. certificato X2 oppure da 1500 V c.c.) e quello fra la presa di terra e il telaio (valgono considerazioni simili a quelle del condensatore "di rete").
    Un qualsiasi condensatore autorigenerante (e praticamente tutti quelli a film plastico lo sono) da 1500 V offre le stesse garanzie di un "X2". Un buon motivo per scegliere un "X2" è invece che sarebbe più facile da trovare in un negozio "sotto casa" (o quasi) e che probabilmente costerebbe anche meno di un buon condensatore isolato a 1500 V c.c. Una differenza importante: i condensatori di sicurezza come gli X2 sono destinati espressamente ad impieghi in corrente ALTERNATA (ciò non significa che non lavorino benissimo in c.c. ma solo che sono stati "certificati" per la c.a.). Perciò, a differenza degli altri tipi, sono contrassegnati con la tensione ALTERNATA (e non continua) di lavoro, seguita dal simbolo "~" della c.a. per scongiurare eventuali dubbi.

    11.0
    Le considerazioni finali di Michele, l’Amministratore del nostro Forum.

    Come spesso si discute in questo forum, la questione principale nel restauro di una radio è quella di renderla funzionante senza perdere l'originalità. Dando la precedenza primariamente alla sicurezza e secondariamente all'affidabilità della riparazione, molto spesso si deve andare verso un compromesso.
    Rispetto a quanto detto da Lorenzo, vorrei solo ancora una volta ribadire una cosa. Le prove sui componenti spesso non sono così importanti o addirittura possono ingannare chi ha poca esperienza in questo particolare campo.
    Il valore di capacità, per esempio, è poco importante per molti dei condensatori presenti in una radio. Di fatto sono critici, solo se sono inseriti in un circuito risonante, come le bobine di accordo della sezione di radio frequenza di media frequenza e di oscillatore. Una capacità -25/+50% per un condensatore elettrolitico di filtro non da problemi. Il condensatore da 25KpF collegato alla griglia controllo (Gc) della UL41 non va sostituito se il capacimetro dice che è da 18 o 30kpF. E' molto più importante vedere se ci sono dispersioni di corrente che possano creare malfunzionamenti o potenziali danni nel futuro funzionamento. Facciamo un esempio.
    Rimaniamo sul condensatore da 25 KpF : la sua funzione è fornire il segnale di BF alla UL41 senza far passare residui di CC provenienti dalla tensione anodica della UBC41. Se la sua capacità decresce la frequenza di taglio inferiore aumenterà e, probabilmente, nemmeno sarà possibile accorgersene, perchè l'altoparlante non riproduce frequenze così basse. Se però va in dispersione parte della tensione sull' anodo della UBC41 la ritroverai sulla Gc della UL41. Questo squilibrerà tutto lo stadio finale provocando forti assorbimenti di corrente anodica e, di conseguenza, uno o più problemi di seguito elencati :
    -Esaurimento della finale (UL41);
    -Esaurimento della raddrizzatrice (UY42);
    -Danneggiamento o interruzione del primario del trasformatore d' uscita;
    -Danneggiamento o interruzione del trasformatore di alimentazione.
    Detto questo, la miglior cosa è giudicare la funzionalità in quel circuito. Con un multimetro digitale o un voltmetro ad alta impedenza (per non influire sul circuito) si deve misurare la tensione alla Gc rispetto la massa. Se è 0V o pochi decimi di volt, non si deve sostituire.
    Questo sistema dà il vantaggio di non dover nemmeno dissaldare il componente dal circuito. E' più veloce e non rovina l'estetica originale delle saldature.
    Se poi ci accorgiamo che il suono è esile e sembra un citofono allora ci possiamo anche preoccupare del valore della capacità.

    Ecco lo schema con la piedinatura delle valvole (il numero dei piedini si legge da sotto e in senso orario), in cui sono riportati valori di tensione che sembrano regolari.


    Edited by Pippoexsuper - 3/9/2015, 17:28
     
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    Grande Pippo!
    Sono in arrivo 3 cipolle rosse di Tropea e 1 peperone crusco di Potenza.
     
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  3. Lorenzo R.
     
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    Ottimo lavoro, Pippo!
    Mi hai "soffiato" il peperone crusco...

    Forse si poteva sinetizzare (incredibile che lo dica io!) ma qualche ripetizione secondo me può addirittura giovare a fini didattici.

    Ho solo un'obiezione su una modifica che hai apportato al mio testo.
    In questo "tutorial" si legge:
    "La tensione nominale d'isolamento? Per una radio come questa 400 V bastano e avanzano per tutti i condensatori a carta tranne due: quello "di rete" da almeno 630 V certificato X2 oppure da 1500 V)"

    In realtà, gli "X2" da 630V non esistono nemmeno: tutti i "safety capacitor" sono marcati con la tensione di rete c.a. (e non c.c.) massima d'impiego, quindi i valori "standard" di tensione sono differenti da quelli che si usano per gli altri condensatori.
    Sono dunque adatti al nostro scopo gli "X2" da 250 V c.a. Questi, in termini di isolamento e sicurezza, equivalgono pressappoco a un buon condensatore convenzionale autorigenerante isolato a più di 2000 V c.c.
    Quindi, un "X2" marcato "250V~" si presta benissimo: gli applicheremmo infatti una tensione poco inferiore a quella c.a. "di targa".
    Se invece usassimo al suo posto un condensatore comune, cioè non specificato come "di sicurezza" e quindi marcato non con la tensione c.a. ma con quella di prova a c.c., dovremmo sceglierlo almeno da 1500 V (e c'è chi sostiene anche di più).

    Dimenticavo: ovviamente puoi rimuovere queste mie osservazioni (ma non quella sul peperone!) e reintegrarle nel testo.
     
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    Si, Lorenzo, forse sei più aggiornato sul fronte commerciale.
    Io ho un po' di roba NOS marcato 630V che corrisponde alla tensione nominale di funzionamento di 220Vca. (220x2x1,4, cioè la tensione picco-picco corrispondente alla rete di 220V efficaci).
    Prima erano abbastanza comuni.
     
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  5. Lorenzo R.
     
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    Giustissimo, Michele, ed è chiaramente il calcolo che ha fatto anche Pippo, oltre che quello che si è sempre fatto in sede di progettazione.
    In alcuni casi, come per il condensatere di rete, conviene comunque abbondare un po' con la tensione. Secondo me 1500 V sono più che sufficienti.
    E' chiaro che le mie consoscenze sulla componentistica attuale sono di derivazione professionale... chiedo scusa, "ex-professionale".
    I condensatori di sicurezza sono stati introdotti specificamente per i filtri di rete o "antidisturbo" presenti sull'alimentazione a c.a. di gran parte degli apparati moderni, sia elettrici sia elettronici. Da ciò la conclusione (lecita) che siano perfetti anche in una vecchia radio.
    Una delle principali caratteristiche richieste ai condensatori di sicurezza è che, in caso di guasto, possano aprirsi ma non andare in cortocircuito, garantendo così la massima sicurezza operativa.
    Questa è una "verità statistica" perché ho visto con i miei occhi dei condensatori X2 e Y2 in cortocircuito netto...
    E, d'altra parte, tutti i condensatori autorigeneranti (o autoriparanti) dovrebbero garantire la stessa prestazione.

    Comunque, al mondo c'è chi considera un crimine non usare sistematicamente gli "X2" (o "Y2" in certi casi) come condensatore di rete su di una vecchia radio, e non accetta nemmeno l'idea di usarne uno "non di sicurezza" da 3000 V in quella posizione.
    In un altro forum, sulla scorta delle elucubrazioni trovate in rete, qualcuno si è perfino chiesto se su una radio ad autotrasformatore con telaio collegato alla rete fosse adatto un "X2" o un "Y2" per non compromettere la sicurezza...
    E non era affatto una domanda stupida, perché posta riferendosi alle logiche (apparentemente ineccepibili ma in verità molto grossolane) applicate dai sostenitori a oltranza dei condensatorei di sicurezza.

    C'è da dire che un "X2" si trova anche in molti negozi di ricambi per elettrodomestici e costa poco, mentre un condensatore "normale" isolato a 1500 V o peggio ancora a 3000 V oggi è quasi una rarità e lo dovremmo acquistare in rete.
     
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    Grazie per le cipolle, per il peperone, per gli apprezzamenti e per i suggerimenti di Lorenzo. In effetti per i principianti è meglio essere più immediati e non lasciare dubbi: ho quindi modificato in conformità al suggerimento di Lorenzo.
    Per la mia (de)formazione professionale acquisita in 46 anni di lavoro come ispettore notarile, in cui sono stato costretto a continue analisi delle procedure e degli atti, anche io pecco in sinteticità. Ma relativamente a questo tutorial volutamente ho cercato di rispettare le impostazioni di Lorenzo, anche quando erano ripetitive, al fine di sottolinearne l'importanza ai principianti.
     
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  7. Lorenzo R.
     
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    Credo che, da quando scrivo anch'io su questo forum, nessuno dovrà più temere l'eccesso di sintesi...
    Se mai, il contrario!
    Comunque hai ragione, Pippo: quando si tratta di trasmettere efficacemente un contenuto, "repetita iuvant".
    "Sed continuata secant" (o "stufant" in latino maccheronico), quando si esagera... spero di non farlo mai!

    Edited by Lorenzo R. - 4/9/2015, 01:05
     
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    Vedere dei pezzi o molti pezzi del lavoro che ho fatto,anzi che mi avete fatto fare,mi rende davvero felice...anche solo leggere quelle tensioni sullo schema...Grazie che avete usato questo materiale per insegnarci....Grazie a tutto lo staff...Riccardo...
     
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    Riccardo, mi dispiace deluderti, come sempre diciamo, lo facciamo solo per le radio. Tu sei solo un mezzo per la salvezza dei tuoi radioricevitori.
     
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    Lo sò lo sò ....sono contentissimo così...a me basta...
     
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    Mi presento : mi chiamo Saverio è ho trovato questa bellissima comunità per puro caso! Sono appassionato di radio d'epoca , ma ahimè alle prime armi.
    Mi sto documentando leggendo vari articoli, sulle radioriparazioni e sulla teoria delle stesse.
    Ho trovato molto interessante l'articolo presentato da Pippoexsuper , riguardo consigli per chi incomincia le radioriparazioni, ma alcuni concetti non mi sono molto chiari.
    Desideravo sapere se posso chiedere chiarimenti su questo stesso post o aprirne un altro specifico.

     
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    Benvenuto nel forum Doppiavela (il tuo nome mi lascia presagire una seconda passione in comune).
    Per chiarimenti sui contenuti di questo post, puoi sicuramente chiedere qui, direttamente.
    Se vuoi parlare di un argomento in particolare, apri pure un nuovo post con un titolo che identifichi bene l'oggetto,
    in modo che altri possano facilmente trovarlo.
     
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    Grazie Elettronialtramonto per la possibilità che mi offri, e mi offrite, di poter chiarire alcuni concetti.
    Si, quasi sicuramente abbiamo in comune un'altra passione....
    Veniamo ai dubbi; l'articolo di Pippo fa riferimento ad alcuni condensatori chiamandoli C25 (al punto 2.0) e C23 (al punto 3.0) ma nonriesco ad individuarli, a quale schema fa riferimento?
    Sempre al punto 2.0 , si parla di sicurezza e si fa riferimento al trasformatore di isolamento. Anche se non pertinente con le radio a valvole, non capisco perchè facendo uso di quel tipo di trasformatore , si lavora con pochi rischi di scossa. Se tocco un capo della 220 , non dovrei prendere comunque la scossa?
    Infine al punto 9.0 si cita il fatto che il valore dei condensatori si possono aumentare fino a certi valori , oltre si produrebbero dei danni alla valvola rettificatrice: che tipo di danni e perchè?
     
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  14. Lorenzo R.
     
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    Benvenuto nel forum anche da parte mia, Saverio.
    Mi è già chiaro che sei molto attento e ricettivo: è un piacere risponderti.

    Pippo ha fatto un ottimo "copia-incolla" di spiegazioni che si trovano nelle discussioni in "elettronidasalvare" ma purtroppo riportando solo uno degli schemi citati come esempio.
    Gli è sfuggito - e anche a me, in prima lettura - che non è quello dove sono segnati alcuni riferimenti.
    Se non erro, lo schema dov'erano riportati è questo:

    J21fQwO

    Procediamo con la tua seconda domanda.

    Quando si accende un apparecchio a valvole, per un istante fluisce un picco di corrente molto elevato attraverso la raddrizzatrice; questo perché il primo condensatore elettrolitico di filtro inizialmente è scarico e assorbe una notevole corrente, TANTO MAGGIORE QUANTO PIU' ELEVATA E' LA SUA CAPACITA'. Quand'è carico, cessa completamente questa sovracorrente istantanea.
    Ovvio che ciascuna raddrizzatrice ha un suo limite di sopportazione per il picco di corrente: in base al valore di corrente istantanea che la valvola può tollerare senza danneggiarsi, viene specificata la capacità massima del primo elettrolitico.
    Montandone uno di capacità maggiore, si obbligherebbe la valvola a sopportare una corrente di punta maggiore di quella per cui è stata progettata e collaudata. E durerebbe poco.

    Passiamo al trasformatore d'isolamento.
    Ha la caratteristica di avere un primario e un secondario pressappocco con lo stesso numero di spire (leggermente superiore nel secondario per compensare le perdite): pertanto, la tensione di uscita è identica a quella di entrata.
    Ma gli avvolgimenti sono fisicamente separati, quindi è realizzata la cosiddetta "separazione galvanica": nessun terminale del secondario è elettricamente collegato al primario.
    Vediamo perché protegge dalle scosse (ma non proprio tutte!), partendo da lontano...

    Toccando il conduttore di fase della 220 V non prenderemmo nessuna scossa se fossimo perfettamente isolati dalla cosiddetta "terra", cioè il "potenziale zero" cui sono riferiti i 220 volt.
    Il conduttore neutro, invece, dovrebbe trovarsi all'incirca al potenziale della terra, cioè zero, pertanto toccandolo non dovremmo correre alcun rischio.
    In realtà non è proprio così, perché in molti casi il cosiddetto "neutro" si trova a un potenziale di diverse decine di volt, cioè a una tensione non del tutto innocua.

    Consideriamo però il caso ideale in cui si abbia:
    220 V tra fase e neutro (cioè fra i due alveoli di una presa di corrente);
    220 V tra fase e terra (cioè la terra della stessa presa ma anche un calorfero, un tubo dell'acqua o del gas, perfino il pavimento);
    0 V tra neutro e terra.

    E' chiaro a tutti che toccando contemporaneamente fase e neutro avremmo ottime probabilità di rimanerci secchi.
    Nell'impianto elettrico domestico non c'è nessun dispositivo che porebbe proteggerci.

    Anche toccando il filo di fase e una "terra" (calorifero, tubo dell'acqua ecc.), il nostro corpo "chiuderebbe" il circuito e rischieremmo la folgorazione.
    Forse ce la caveremmo con una fortissima scossa se toccassimo il solo filo di fase stando su un pavimento non isolante con delle scarpe che non abbiano una suola di gomma.
    In realtà, in questi casi ci proteggerebbe l'interruttore differenziale dell'impianto elettrico: il suo scopo è di rilevare un'eventuale corrente che "esca" dalla fase senza "rientrare" attraverso il neutro o viceversa.
    Questo stesso dispositivo ci proteggerebbe anche se toccassimo il neutro e non sussitesse la condizione ideale, cioè se questo non fosse davvero a potenziale zero: rileverebbe comunque una una corrente che "esce" da uno dei due fili senza rientrare nell'altro e "scatterebbe".

    Bene, cosa c'entra il nostro trasformatore di isolamento?
    Semplice: sul primario abbiamo fase e neutro, ma sul secondario... né fase né neutro!
    Cioè, grazie alla "separazione galvanica", fra ciascuno dei due terminali di uscita e la terra il potenziale è di ZERO volt.
    Potremmo toccare uno di essi e una "terra" senza prendere nemmeno una scossa.
    Questo, è chiaro, indipendentemente dal verso in cui sono connessi fase e neutro sul primario.

    Fra i due terminali di uscita ovviamente avremo i 220 V, quindi toccarli entrambi serebbe come toccare fase e neutro...
    Da questo né il trasformatore né altro puo proteggetrci!
     
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    Prima di mettere le mani a casaccio su una radio, mi piace documentarmi, sapere e conoscere.....
    Anzi chiedo scusa se vengo con domande elementari... ma non riesco ad andare a step più alti, se prima non riesco a capire determinate situazioni; e in questa comunità credo proprio di aver trovato persone competenti oltre che disponibili, che non è poco.
    Leggendo altri post , avrei altre domande da fare , ma li posterò nelle giuste sezioni.

    Lorenzo, sei stato molto ma molto chiaro, ti ringrazio!
     
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38 replies since 2/9/2015, 10:37   15387 views
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